Facebook: dolce e glamour inganno

Buongiorno e ben ritrovati, come state? Io e Michele bene, indaffarati con il susseguirsi dei lavori in agenzia. Ma veniamo subito a noi, popolo attore e spettatore del web.
Oggi vorremmo fare una riflessione social, sociale – dal latino socialis, derivato di socius ‘socio’ – sui social network, o meglio, su Facebook. Il re, pare ancora incontrastato, tra i social media.

E’ da un po’ che ci penso e sicuramente c’è già della buona letteratura sull’argomento, ma vorrei provare ad esporre la mia versione.

Facebook, dimensione collettiva e soggettiva

Parto da una considerazione personale, dal punto di vista di chi scrive ora. Non potrebbe essere diversamente giacché Facebook è una dimensione a mio parere molto soggettiva.
Ognuno ha la sua personale convivenza con questo straordinario strumento in rete. La mia è iniziata un po’ in sordina dieci anni fa quando ancora non era in tutte le lingue del mondo, ma solo in Inglese.
Non avevo mai sentito parlare di FB fino all’invito di un amico turco, conosciuto ad un’esperienza di studio in Inghilterra. Il proposito era di mantenere i contatti al mio ritorno in Italia con lui e con tutti gli altri compagni di studio conosciuti lì.
Mi era sembrata subito una cosa carina, comoda per condividere foto e momenti speciali vissuti in quei mesi con ragazzi dalle più disparate parti del mondo.

Strumento di lavoro

Ben presto ne ho compreso le altre sue potenzialità, soprattutto, volendo, di business.
Non avevo un mio sito, ho pensato che Facebook potesse essere un ottimo compromesso tra impegno e divertimento, lavoro e stupidaggini, foto professionali e saluti e foto di vacanze. Tuttora lo considero così.

Negli anni il mio approccio al mezzo non è cambiato di una virgola. Per me non è mai stato solo uno spazio ludico dove pubblicare i miei pensieri, quanto piuttosto una sorta di vetrina, concedetemi il termine, imprenditoriale. Complice il mio lavoro basato sull’immagine, sugli eventi e sull’essere sempre sul pezzo con agenzie, clienti e colleghe, l’ho sempre considerato come una cosa piuttosto seria. Uno strumento di lavoro. E sono di vecchio stampo perchè faccio fatica a chiedere l’amicizia. Infatti non ho molti amici. Non accetto e non cerco l’amicizia da persone che non conosco, che non ho mai visto almeno una volta o che non hanno per me nessun interesse professionale.

Questa scelta è opinabile. Forse è più efficace, lavorativamente parlando, avere più contatti possibili, anche se non hanno una immediata attinenza con il mio settore. Il fine è ottenere maggiore visibilità e dunque più possibilità, da cosa nasce cosa. Ma mi è impossibile non tenere conto anche della mia parte più personale, forse pudica o forse snobistica, che non ha interesse a mostrare/vedere tutto a tutti/di tutti in bacheca.
(Dall’altro lato i miei post sono quasi sempre pubblici, perchè in realtà non ho niente da nascondere e se mi si cerca, senza essere amici, si trova pane per i propri denti).
Probabilmente quello che mi frega è la parola amici. Faccio fatica a non prendere sul serio il termine.
Tutto questo per dire come io abbia una mia idea abbastanza precisa sulla questione, ma credo anche voi.

Campagna Fedon con modelli Glamour Agency condivisa su Facebook

Campagna Fedon con modelli Glamour Agency condivisa su Facebook

Dinamiche tra amici

Prendo in considerazione le dinamiche tra amici, escludendo quelli che non si seguono.
Trovo ci sia una certa riflessione, una certa costruzione nell’atto di postare qualcosa.

Indipendentemente dal motivo o dalla qualità del contenuto, c’è comunque la volontà e la consapevolezza che quello, proprio quello, si vuole mostrare e non altro. Compresi i complicati ma teneri giri pindarici, dove il post con un apparente messaggio in realtà rivela altro. Del tipo darsi addosso professandosi brutte per ricevere attenzioni e smentite da chi legge. Oppure lamentarsi di non riuscire mai a staccare la spina con il lavoro da freelance e con gli sbattimenti fiscali, salvo poi sottolineare per bene di averlo scelto, perché tanto ci piace lo status che dà (illudendoci in realtà di essere liberi e autonomi), sminuendo indirettamente l’impiegato a tempo indeterminato.

Non è tutto esattamente spontaneo, c’è molta premeditazione e determinazione dietro ad ogni mossa.
O anche non mossa. Del tipo non posto nulla perchè me la tiro. Perchè preferisco guardare e non espormi. Perché mi sento superiore. Perchè non mi interessa questa dimensione pubblica plurale (casomai quella singolare di una persona specifica che tengo d’occhio segretamente).
Tutto è lecito, per carità. Nessun obbligo allo scambio reciproco tra ricevere e dare, guardare e mostrare. Ma l’uso esclusivo di FB come strumento di controllo non mi piace.

Dunque c’è chi pubblica e chi non pubblica, chi ha un rapporto attivo e chi passivo col mezzo, chi si espone e chi non si espone. Ma di certo chi è presente in Facebook, con nome e cognome piuttosto che sotto falsa identità, guarda, guarda eccome gli altri. E agisce. Agisce esprimendosi consapevolmente o non esprimendosi, ma sempre consapevolmente.

Mi piace o non mi piace?

Trovo tuttavia che la vera opera di smascheramento sia il mettere o non mettere mi piace.
Ci si smaschera davvero attraverso la qualità e quantità di mi piace, che non con quello che si pubblica. Perché quando si posta si ha tutto il tempo di decidere cosa condividere, quando e come. Siamo gli attori davanti a una indifferenziata platea (anche se spesso, in fondo in fondo il messaggio è per una determinata persona). Invece quando siamo noi lo spettatore e ci passa davanti un’immagine siamo con le spalle al muro. E’ il rapporto con l’autore del messaggio a farla da padrona: come sei messo con quella persona? Ti ha fatto incazzare recentemente, ti ha deluso? Ti fa piacere vederla o ti mette a disagio?

Qualunque cosa tu faccia (clicco like o faccio a finta di niente?) ti darà l’illusione di aver deciso al meglio, ma è l’inconscio a darti l’input, la scossa emotiva. E, ammetto i limiti di questa riflessione, la cosa è avvalorata dai mi piace non dati, che non da quelli dati. Non che la riflessione non regga senza le strane assenze di mi piace.

Infatti anche ipotizzando un mondo FB di mi piace apparentemente senza ombre, cioè nella giusta misura, senza grossi eccessi, ci sarebbero comunque tutti i sospetti mi piace dati per comodo, per quieto vivere. Ma vuoi mettere la completa indifferenza per esempio tra modelle? E’ davvero inspiegabile come certe ragazze abbiano enorme seguito di fans generici e zero supporto dalle colleghe. Veramente triste. Eppure va così, si paventa l’amicizia, la non rivalità, ma qualcosa non torna e da FB traspare. Si indossa la maschera delle persone amichevoli e limpide postando sorrisi e frasi confortanti, ma ci si smaschera un attimo dopo soccombendo all’invidia.

Condividi e reagisci

Insomma condividi se e quando vuoi. Ma ti ritrovi a reagire velocemente quando lo decidono gli altri, quando qualcosa ti si para davanti e qualunque cosa tu faccia sarà indice di un sentimento. Anche dell’indifferenza, certo. Ma nella maggior parte dei casi di un sentimento per il mittente del messaggio. Perchè la cosa pazzesca è che FB parla, è sì un calderone, un monologo collettivo, ma è anche un tentativo, a volte patetico, di parlare.
I post parlano, chiedono qualcosa, chiedono una reazione. Anche a chi, come me ad esempio, si pone egocentricamente, dentro una vetrina dicevo, non dentro un rifugio peccatorum o un diario privato, FB non esime dal reagire a una generale richiesta di attenzioni.

Io su FB non sono particolarmente alla ricerca di dialogo, né di sostegno e approvazione, non pongo domande, mi limito ad esporre le cose che mi piacciono, secondo una mia idea di estetica, che è quella della contemplazione; espongo qualcosa di me – non tutto, certi argomenti sono esclusi, politica, cucina, gattini, felicità amorosa – quello che ritengo essere il meglio di me e di quello che mi piace.

Ecco, sebbene il mio approccio consapevole, i miei scopi, la mia richiesta, siano banalmente espormi come modella e porgere qualche sottile gancio divertente e qualche volta culturale ai miei amici, contribuisco anch’io allo svelamento di grandi contraddizioni interiori. Sguazzo anch’io nella trappola del ti vedo – mi turbi – tutto sommato mi piaci anche – ma non interagisco – non commento.
Va bene il pudore, la poca confidenza, ma che senso ha bussare alla porta virtuale di una persona per sorbirsi a vicenda le proprie smenate, esserci, ma non palesarsi? Anche fosse solo per ampliare il proprio pubblico, a pensarci bene tutto questo è follia.

Cartina tornasole

Facebook è una straordinaria cartina tornasole dei rapporti umani, delle dinamiche psicologiche, individuali e sociali.
Non c’è uno schema comportamentale preciso, è impossibile, non è dato sapere cosa indichi precisamente quell’azione singola di ognuno di noi piuttosto che un’altra, le variabili sono infinite. Siamo inevitabilmente a braccetto con l’arbitrarietà, ma trovo interessante scorgere qua e là in qualche dinamica tra persone qualcosa di significante, indice d’altro, qualche storia che profuma d’altre storie.

Così sono i miei ganci di cui sopra, cioè piccole aperture ad altro inserite all’interno delle mie condivisioni di lavori, luoghi, film visti; sono rimandi di un mondo a un altro mondo, si possono scorgere se hai vissuto le stesse esperienze, se mi conosci. Sono la mia ricerca discreta di corrispondenze emotive. E le risposte che anche io attendo sono sentimentali, cerco affinità elettive. Cerco un’intesa (quasi sempre disattesa, ahimè), cerco complicità. Cerco riconoscimento – nell’accezione hegeliana di formazione dell’autocoscienza o autodeterminazione dell’individualità (ma, ancora una volta, dagli amici, non da tutti, non da chiunque).

Medium

Tutto questo per dire che il tanto amato e criticato Facebook, lungi dall’essere superficiale, anestetizzante e poco reale è, al contrario, pregno di umanità ed emotività.
E’ un medium – dal latino medìum, ‘mezzo’, ‘tramite’ – indica continuamente altro, rieccheggia interiorità, ogni tanto apre spiragli a nuovi scenari.
Il meccanismo che lo muove non è chiaro e la pretesa, come dicevo, non è quella di fornire una precisa chiave di lettura: non si potrà mai stabilire, ad esempio, che non hai messo like a quella cosa perchè non ti piace veramente o piuttosto perchè ti sta sugli zebedei l’amico che l’ha postata, ma ci si potrà intravvederne magari qualcosa di dissimulato e dapprima insospettabile.

Da una parte, mi pare di poter dire che per lo più i like sono veloci, la velocità di un click, sull’onda dell’istinto, senza indugio, a mò di ‘Heì, tanto che non ti si vede!’, ‘Poverina, sembra giù, tiriamola su di morale con un like‘, ‘Ti stimo’, ‘Ti seguo’, ‘Mi piace qualunque cosa fai’, ed è chiaro che ti piace la persona, non, o non solo, quello che ha postato, ne sei attratto e/o vuoi attrarla a te. Sei spontaneamente benevolente nei suoi confronti. Hai aspettative, di piacere o di comodo. Vorresti averci a che fare. Sei aperto nei suoi confronti.

Dall’altra, i mancati like, improvvisi o inesistenti fin dall’inizio, potrebbero indicare che con quella persona hai qualcosa di irrisolto e che ti turba, che ti urta, che non sai se le piaci o no, insomma che non sei sereno e disinvolto nei suoi confronti e cerchi di ignorarla. Anche se si tratta solo di un disagio momentaneo, Facebook, suo malgrado, lo coglie, lo filtra e traduce più o meno comprensibilmente.

Influencer/follower

Chiaro comunque poi che si instaurano tanti giochi di ruolo, c’è il corteggiato e il corteggiatore, il leader e i suoi seguaci, quindi non è neanche sempre una questione di contraccambio di mi piace: da qualcuno ci si aspetta il ritorno di apprezzamento, da qualcun’altro no.
Le dinamiche influencer/follower, nella moda soprattutto, hanno altri interessanti risvolti, ma di questo e delle imbarazzanti tendenze lanciate e imitate parleremo la prossima volta. Oggi chiudo solo con una provocazione:

Avete notato che le vere modelle, non le starlette televisive, nei selfie non fanno la bocca a culo di gallina, né le dita a V?

Attendo i vostri commenti,
un poke – ve l’avevo detto che sono di vecchio stampo
(D. B.)

 

 

3 Comments

  • Valentina model 3 Febbraio 2017 at 13:47

    Ciao D.B.
    hai scritto cose vere, le modelle poi sono un mondo a parte, usano Facebook in modo diverso rispetto le altre persone.
    Condivido l’articolo nella mia pagina 😉
    A presto!

    Reply
    • glamouradmin 3 Febbraio 2017 at 13:55

      Benvenuta Valentina,
      grazie. Sì condividi, ci fa piacere. E se hai suggerimenti non esitare a scriverli.
      Buona giornata

      Reply
  • Fordprefect 3 Febbraio 2017 at 18:59

    Ciao ragazzi,
    grandii!, solo una cosa, basta co sti culi di gallina!
    Prossimo articolo più foto però eh!

    Reply

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