Quanto glamour (s)broccato a Sanremo

Pare proprio che quest’anno il broccato la faccia da padrone.

Era previsto come tendenza moda A/I 18-19, e così è stato. Sulle passerelle, e non solo, le preziose lavorazioni, le trame e gli intrecci di fili d’oro e d’argento del broccato, ma anche del damascato, sono davvero sontuose e regali:

Le fantasie e i tessuti della tappezzeria di divani, tende e pareti sono riportati su abiti, giacche, pantaloni, cappotti e accessori. Il fascino autentico delle stoffe d’arredo delle sale da ballo dell’epoca vittoriana domina nelle collezioni Autunno/Inverno di Moschino, Gucci, Blugirl e Dolce&Gabbana, che reinterpretano con originalità il guardaroba della perfetta nobildonna del ‘700.

I velluti e i ricami favolistici di fiori e angeli, grandi e piccoli, in stile barocco, sono pensati anche per l’uomo

Ed ecco il broccato in presenza massiccia sul palco del Teatro Ariston al 69° Festival di Sanremo, appena terminato. Non tutti però hanno saputo portarlo come si deve.

Un attimo. Accidenti, è già passato un anno dall’altro Sanremo. Bei tempi lì a commentare le scelte d’abito e lo stile spensierato di Michelle Hunziker. Virginia Raffaele, la signora di quest’anno sul palco, ha indossato degli altrettanto favolosi abiti, ma trovo che la verve non sia stata la stessa. La conduzione e il modo di portare l’eleganza di Armani (anche per lei, sì, come per la Hunziker, tanto Armani e Armani Privè) sono stati meno incisivi.

La Raffaele è una comica imitatrice strordinaria, in quest’occasione, nei panni di conduttrice, forse non era molto a suo agio. L’abbiamo vista accennare delle timide posture plastiche, azzardare delle alzatine di braccia:

Ma vuoi mettere con la convinzione della verace svizzera? Presente quest’anno alla seconda serata come ospite, in un sontuoso abito due-in-uno (la gonna ha presto svelato un paio di pantaloni), ci ha ricordato in poche mosse chi ha l’ascella più tonica tra le conduttrici!:

Bene, ma torniamo ai maschietti e al trend del broccato che ha tanto imperversato.

Cantanti in gara e conduttore ci hanno davvero stupiti ogni sera con un virale tapestry mood

C’è stato chi l’ha scelto come cifra stilistica per ogni serata, arricchendolo di spille e micro borchie, come Irama, in Etro:

E c’è chi ha fatto solo delle più o meno brevi incursioni, come, ad esempio, Ultimo con un completo ton-sur-ton bianco, e Einar con una giacca bicolore con dorature, stelline e alamari. Entrambi in Dolce&Gabbana:

Tutti, secondo me, troppo giovani e con ancora poco spessore per potersi permettere l’abbondanza di questo tessuto ricco ed impegnativo, dal gusto spiccato e luccicante. Infatti, alla faccia del ‘più che il design e il fit del capo in sé, ciò che conta è il tessuto e la sua lavorazione’, i ragazzi l’hanno portato così così, troppo rigidi e impacciati.

Molto meglio la statura e disinvoltura del conduttore Claudio Bisio. Prima si è presentato in un damascato blu notte e oro, poi in un broccato burgundy profondo, sempre Etro:

Macchè broccato, cosa mi fa sbroccare di brutto? (in senso positivo, naturalmente)

Personalmente, parlando di stile, ma anche di canzoni, a me è piaciuto molto Ghemon, vestito dai concettuali Mioran e Lanvin, e il suo raffinato brano Rose viola:

Soprattutto alla serata in duetto con i Calibro 35 e Diodato (tornato quest’ultimo a Sanremo per ricambiare la partecipazione di Ghemon al brano Adesso, con Roy Paci, mia canzone preferita dell’anno scorso):

Ma i miei veri preferiti di quest’anno sono assolutamente i The Zen Circus! Nonostante il loro look indie rock vagamente tamarro, insomma niente di nuovo sul fronte duro e puro (..anche se il cappellaccio nero di Andrea Appino assume un certo fascino accanto al classico completo di Brunori Sas in duetto), mi fanno impazzire:

Sono il brano, L’amore è una dittatura, e la messa in scena sul palco ad essere davvero originali. Il pezzo è difficile, è una ballata complessa dal testo profondo. E ad intensificare l’atmosfera ci sono sbandieratori e tamburini con casco e bandiere nere (vedi immagine in copertina).

I vincitori per me sono loro e, per dirla amabilmente con l’album del 2009 degli stessi The Zen Circus, ‘Andate tutti affanculo’.

(D. B.)

 

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