I Ciardi. Paesaggi e glamour

Guglielmo Ciardi, ci risiamo. L’ho visto un sacco di volte, alla Galleria d’Arte Moderna Cà Pesaro e alla Fondazione Querini Stampalia a Venezia, nonchè alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna a Roma e in tanti altri posti, pubblici e privati, non solo in Italia. L’ho visto a varie mostre, anche non monografiche, sul paesaggio. L’effetto è sempre sorprendente.

Non c’è altro artista che mi dia la stessa emozione. A dire la verità non riesco nemmeno bene a definirla. Diciamo che la reazione che mi provoca è un mix di nostalgia nel riconoscere e sentire certi luoghi a me familiari e cari, come certe campagne trevigiane o lagune veneziane e  di attrazione reale verso questi luoghi rappresentati e verso il preciso operato pittorico, che deriva dai miei studi di arte e pittura.

I Ciardi. Paesaggi e giardini

Impossibile mancare ora alla vicina occasione, I Ciardi. Paesaggi e giardini, a Palazzo Sarcinelli, a Conegliano (TV). Anche stavolta non vedevo l’ora di immergermi nella ricchezza paesaggistica del nostro Veneto, delle sue dolci colline e barene.

Guglielmo Ciardi (la mostra è anche sui figli, anch’essi pittori, Emma e Beppe) è stato un maestro che tra ‘800 e ‘900 ha avuto un ruolo di protagonista assoluto della scena artistica, non solo veneziana e italiana, ma anche internazionale.

Qui il sito della mostra e tutte le info utili: consiglio caldamente di andare a vedere le bellissime 60 opere esposte. Mi raccomando, avete tempo fino al 23 giugno!

Guglielmo Ciardi, poeta di luci e silenzi

Io amo particolarmente il paesaggio, sia come soggetto in sè, che come opportunità di stesura del colore e trovo che Ciardi abbia sempre trovato spunti felici ovunque si recasse. Questa mostra pone l’accento più sul lavoro in terraferma, soprattutto nella campagna veneta, che in quello nelle distese lagunari a Venezia.

Come Ciardi, che sentiva e viveva il paesaggio prima di rappresentarlo, nel percorso della mostra possiamo percepire la luce della campagna ampia e assolata come in una panoramica cinematografica e intima. Possiamo vederlo lavorare e sentirci con lui tra la terra e l’acqua, vicini ai mulini, sulle rive dei fiumi, tra canneti e canali.

Lo vediamo allora dipingere en plein air scene rasserenanti di quiete lungo il Sile, a Quinto di Treviso e a Ospedaletto di Istrana e paesaggi  pedemontani e dolomitici in Cadore a Sappada. Sono presenti anche lavori nei dintorni di Napoli, Firenze e Roma.

Mi scuso se non dedico molte parole alle opere dei pur talentuosi figli Emma e Beppe. Ma trovo che solo nel padre Guglielmo l’intima sintonia tra le caratteristiche specifiche di certi luoghi della memoria e il loro ritratto sensibile sia unica e innata.

E’ sempre così, i grandi artisti dell’immagine, che sia pittura o fotografia o moda o cinema, emozionano ed educano lo sguardo. Lo dicevo riguardo i grandi fotografi che pubblicano in Vogue. E lo ribadisco ora riguardo certa pittura dalle soluzioni compositive ed espressive inaudite.

Utilizzo lirico del paesaggio nella moda

Chiudo con questa riflessione applicata al fashion: avete notato come certe location paesaggistiche nelle campagne pubblicitarie sono, non solo rafforzanti il prodotto in questione, ma anche indissolubilmente comunicanti con esso?

Per esempio, in questo lavoro il fotografo Craig McDean trova il giusto equilibrio tra abiti e atmosfera circostante. Cioè l’ambientazione del prodotto in un determinato paesaggio crea il giusto mood complessivo:

In quest’altro si va oltre. L’efficace Kate Moss seduce e incanta anche grazie alla capacità dei fotografi Inez van Lamsweerde e Vinoodh Matadin di far risaltare il protagonismo della spiaggia. L’acqua che bagna la modella entra prepotentemente nella scena e dialoga con l’abito:

Qui il paesaggio è fortissimo e trovo questa immagine dinamica, evocativa e bellissima.

A presto! Baci

(D. B.)

 

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