Il glamour si paga in acqua

Acqua, elemento chiave per la vita. E anche per la moda.

In questi giorni terribili per Venezia e di allerta meteo per tutto il Veneto, vorrei tentare di scrivere qualcosa di possibilmente oggettivo e non polemico.

La nostra Venezia è la città più bella e delicata del mondo. Proprio il suo essere unica perchè sull’acqua, in laguna, la rende perennemente in balia delle maree e delle piogge. Sono previste altre alte maree, con massime fortunatamente lontane dai 187 centimetri di mercoledì scorso.

La ferita che sta subendo in questi giorni è incalcolabile. Le ripercussioni saranno permanenti per monumenti e beni culturali perché l’acqua di mare aggredisce le strutture.

Anche le nostre Dolomiti sono uniche e bellissime. Ma anche qui il loro ecosistema è a rischio e quello che è successo l’anno scorso nel bellunese ce lo ricordiamo purtroppo tutti. Il disastro dalla Carnia alla Val di Fiemme causato da una tromba d’aria e tanta acqua in una notte ha disboscato 50.000 ettari di foresta.

In pianura si è temuta di nuovo l’esondazione dei fiumi, in particolare il Piave e il Livenza.

Naturalmente le Protezioni Civili del Veneto si sono attivate per l’emergenza. Anche il nucleo volontari del quale faccio parte (Prociv Mareno di Piave, TV) si è prontamente mobilitato.

Ecco, l’acqua in questo senso va gestita quando ci sono perturbazioni intense, complesse e rovinose come queste. Io non ho idea di come possa essere dosata in prevenzione di questi fenomeni, non ho le competenze per parlarne e lungi da me la polemica sempre in agguato sull’argomento, soprattutto per quanto riguarda Venezia.

Si comprende che l’acqua può essere una risorsa e una minaccia. Ma una riflessione di altro tipo va fatta: è la consapevolezza, dati alla mano, il punto di partenza.

L’impatto ambientale dell’industria della moda

Dicevo, l’acqua è l’emento chiave per la sopravvivenza, per la vita. Anche della moda.

Rischio di saltare di palo in frasca, ma le tensioni di questi giorni portano più che mai a ragionare sulla questione acqua in generale, o almeno nell’ambito specifico che qui ci compete.

Di questo possiamo parlare, è doveroso per questo blog avere coscienza del fatto che la filiera del tessile è un’industria globale del valore di 2,4 trilioni di dollari, che impiega circa 50 milioni di persone, nonchè quantità esorbitanti d’acqua.

Solo per la realizzazione di una t-shirt servono 700 litri d’acqua, pari al fabbisogno di liquidi di una persona per tre anni. Per produrre un paio di jeans servono in media 3.800 litri d’acqua.

L’industria dell’abbigliamento usa circa 93 miliardi di metri cubi di acqua ogni anno, cioè il 4% dell’acqua potabile globale e per questo è ormai riconosciuta come una tra le principali utilizzatrici di risorse idriche al mondo.

L’acqua insomma è fondamentale per la moda, dalla piantagione del cotone ai trattamenti dei materiali, fino al lavaggio degli indumenti a casa nostra.

Sfruttamento ed inquinamento dell’acqua

Allo stesso tempo la moda produce alle risorse idriche importanti danni ecologici. Il punto è lo smaltimento delle sostanze tossiche con cui vengono trattati i capi di abbigliamento. Molte fabbriche espellono le acque inquinate in fiumi, mari e falde sotterranee.

Il 20% dell’inquinamento mondiale dell’acqua dipende dalla produzione tessile. Per questo e altri motivi (utilizzo di pesticidi, emissione di CO2, sfruttamento del suolo e delle persone) purtroppo è considerata la seconda industria più inquinante al mondo.

L’impatto della filiera del tessile sulle risorse idriche e sull’ambiente in generale è drammatico, non possiamo non saperlo (qui se volete approfondire).

Dunque, i dati sono questi, se ho stimolato un’eventuale ulteriore riflessione su come spendere i propri soldi, possibilmente minimizzando l’impatto degli acquisti sull’ambiente, tanto meglio.

Io torno alla finestra con un nuovo sguardo: l’acqua è anche simbolo di cambiamento. È un elemento rigenerante e chiarificatore e, come nella leggendaria scena onirica sott’acqua del film L’Atalante di Jean Vigo, attendo il volto dell’amato.

A presto

(D. B.)

 

7 Comments

  • lucia7007 20 Novembre 2019 at 11:51

    purtroppo c’è da dire che quello che è successo a Venezia ha anche delle responsabilità che nessuno prende, perchè se avessero finito i lavori per il mose a quest’ora non ci sarebbero così tanti danni. Hai ragione, l’acqua è essenza, una cosa fondamentale per noi, ma come dà, allo stesso tempo prende

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  • Sara_iriseperiplo 20 Novembre 2019 at 15:15

    E’ vero che l’acqua è essenza, potrei dire che è pure una potenza.
    Fa come vuole e si “rivolta” contro di noi umani che la sfruttiamo in malo modo.

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  • Demetra Wiccan 20 Novembre 2019 at 16:31

    Viviamo in una pese fragile dove purtroppo i nostri governanti non si rendono perfettamente conto di quanto fragile sia, si svegliano sono quando oramai il danno é fatto

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  • katripmg 23 Novembre 2019 at 10:39

    Vedere quelle immagini andare sullo schermo è una ferita al cuore per tutti noi Venezia non è soltanto bellissima ma è una delle città con uno dei patrimoni artistici più importanti al mondo, sono questi i momenti che non dovremmo essere divisi ma uniti contro una potenza con cui è impossibile vincere Madre Natura, non possiamo fare molto ma anche solo la prevenzione sarebbe già qualcosa, Venezia è la capitale del cinema e della moda in molti giorni quello che è successo è a dir poco catastrofico, l’articolo che hai fatto lo trovo giusto alimentare polemiche con altre non serve ma occorre prendere coscenza di quanto avvenuto e riflettere, molto ben scritto.

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  • Demetra Wiccan 24 Novembre 2019 at 14:20

    L’italia tutta si trova in una situazione critica a livello idogeologico. Ci vorrebbe una reale presa di posizione politica

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  • Manu 28 Novembre 2019 at 15:26

    Purtroppo i nostri politici invece di capire come fare un freno alla situazione litigano sulla poltrona… è molto triste per la nostra bella Italia.

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  • Zelda 2 Novembre 2020 at 17:34

    Purtroppo le conseguenze si vedono e non si risolvono, mi spiace perché abbiamo un’Italia ricca di patrimonio che si potrebbe valorizzare ma spesso si lascia a sé..

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